Ossimori

Ultimamente si parla spesso di delinquenza giovanile, del clima sempre più percepibile di violenza e illegalità minorile. Romanticizzato agli occhi della gente per poi emanare nuove leggi al primo segnale di panico. Una montagna russa di opinioni opposte. Ne parla chiunque, ovunque, eppure il problema persiste e anzi, forse, aumenta. Nel tentativo di comprendere le radici di questo fenomeno le classi 3^N, 4^H e 4^F , insieme alla loro prof.ssa Samantha Pelagatti, hanno intrapreso un percorso che le ha portate all’incontro  prima con alcune delle assistenti sociali del carcere minorile del Pratello di Bologna e poi, il 21 marzo, con ragazzi detenuti ed ex detenuti.

Attraverso il confronto con queste persone le classi sono state introdotte in un mondo che è spesso e volentieri nascosto e dimenticato. Un mondo complesso che si radica in passati oscuri fatti di violenza subita e compiuta, ma che tende al cielo, cercando, nonostante i fallimenti, di cambiare il corso di vite già scritte.

L'ultimo luogo dove ci si aspetterebbe di trovare speranza è un carcere, eppure, le voci delle assistenti sociali trasmettono la fiducia nel cambiamento di persone su cui la società ha già deciso di perdere le speranze. Quello che è emerso dagli incontri è stato proprio il lungo e tortuoso percorso che ognuno dei ragazzi incontrati ha compiuto. Vivendo, dopo gli errori commessi, tra carceri e comunità, inizialmente rifiutando l’aiuto offerto, accecati dalla stessa rabbia e appesantiti dalla stessa corazza di violenza usata per nascondere le insicurezze. E poi il giro di boa, la svolta che sostituisce a rabbia ed insicurezza una consapevolezza di sé, del proprio passato e del proprio futuro, precedentemente assente.

Le storie dei ragazzi incontrati da noi studenti sono prova che un cambiamento è possibile, che non sono seconde possibilità vane. Sono persone che lottano per ricostruirsi e migliorarsi ogni giorno, persone comuni che hanno commesso errori peggiori di altri e cercano di rimediare.

Il problema è che ci sono molti punti di vista, tutti validi, tutti in contrasto. E che è difficile, impossibile forse, esprimerli tutti contemporaneamente. Quello dei ragazzi, che, dopo la presa di consapevolezza e l’interminabile processo di crescita, si vedono rifiutati da una società che li giudica per il loro passato e non per come sono arrivati al presente. Quello degli assistenti sociali, che continuano a credere nel loro lavoro, nonostante le sfide e le cadute di tutti i giorni, nonostante tutto, nonostante il fatto che siano attori invisibili che ci mettono tutto l’impegno possibile ma che hanno bisogno di più servizi e personale.  Il punto di vista di una società che dovrebbe sradicare i propri pregiudizi, impresa che, per quanto nobile, è lunga e laboriosa e richiede l’impegno di tutti. Il punto di vista delle vittime, che forse non vogliono dare seconde possibilità.

Il progetto, che si è concluso con quest’ultima esperienza, è partito all’inizio di quest’anno e si è snodato tra vari argomenti ed esperienze. Tema centrale sono sempre state le fragilità, degli adolescenti come degli adulti, della società in generale. L'ultimo atto è stato sia espansione che sintesi, offrendoci nuovi punti di vista che altrimenti non avremmo mai compreso. Abbiamo trovato in tutte le tappe paradossi, punti di vista opposti che impossibilmente convivono: fragilità che si rivelano forza, cadute che mostrano nuove prospettive, riscatto quando nessuno creda tu possa cambiare. Un percorso di ossimori che rendono la vita incredibilmente complicata, ma anche magnifica.

Amalia Bianchi (3^N)