10 novembre 1944 - 10 novembre 2024
«Era una giornata di sole, bellissima. Avevo 9 anni e come tante altre volte mi trovavo in Piazza Grande, un luogo per me e per altri bambini molto famigliare perché spesso ci andavamo a giocare, o intorno al Duomo o sotto il portico del Palazzo di Giustizia, che ora non c'è più.
Mai a quell'età avrei pensato che avrei assistito a un fatto che mi sarebbe rimasto dentro fino ad oggi, che ho quasi ottant'anni. Quel 10 novembre 1944 mi trovavo proprio sotto al portico del Palazzo di Giustizia, quando qualcuno senza dirci il perché ci fece allontanare.
Le Brigate nere avevano chiuso la piazza bloccando gli ingressi, nessuno poteva più entrare, ma io mi trovavo lì e riuscii a vedere quanto accadde poco dopo. Vidi il plotone d'esecuzione della Brigata nera - italiani con il teschio cucito sul berretto, con la morte in testa - e tre uomini di spalle cadere sotto i colpi, a circa due metri dal muro del palazzo dell'arcivescovado. Solo dopo seppi che si trattava di Alfonso Piazza, Giacomo Ulivi, Emilio Po. Via Castellaro era chiusa dalle Brigate nere perché nessuno potesse interrompere la fucilazione. Sotto la Bonissima, tra le persone presenti c'erano anche alcuni parenti e le mamme di questi tre disgraziati. Piangevano e le Brigate nere li tenevano fermi, li tenevano lontano.
Mi ricordo gli spari del plotone d'esecuzione e il comandante che disse "Puntare, mirare, fuoco". Vidi il gesto, la spada luccicante che il comandante abbassò, e il plotone che aprì il fuoco. Ricordo il rumore degli spari e lo stesso comandante, non contento, che gli sparò a sua volta alla testa.
Al pomeriggio in Piazza non c'era più nessuno. C'erano solo i tre morti per terra con una sentinella che li sorvegliava. Li lasciarono lì, scoperti, dal mattino alla sera, perché volevano che la gente vedesse, per spaventare la popolazione».
testimonianza di Gianni Benati