Una settimana tutta irlandese
Una settimana di divertimento, nuove amicizie, risate, unione, inglese, musica, felicità. Definirei così i giorni tra il 14 e il 21 marzo 2016, in cui la mia classe (2G) ha ospitato ventisette ragazzi irlandesi di Ratoath, vivendo davvero un'esperienza indimenticabile.
Tutto è iniziato il giorno prima delle vacanze di Natale, quando la prof. Bossi ci ha comunicato i nomi dei nostri ospiti: inevitabile quindi guardare le loro foto da Facebook e mandare i primi timidi messaggi via Messanger. Grazie ai social network infatti ci siamo subito messi in contatto, rendendoci conto degli enormi vantaggi della nostra generazione "social": abbiamo parlato con nostri coetanei che vivono in un piccolo paese a noi sconosciuto dell'Irlanda, semplicemente accendendo il telefono. Grazie a questo fitto scambio abbiamo dissipato paure e dubbi, scoprendo che la nostra quotidianità non è molto differente dalla loro.
Più la data del loro arrivo si avvicinava più saliva l'eccitazione ma, quando gli studenti sono scesi da quel pullman, c'è stato un momento di puro imbarazzo: più o meno ci conoscevamo già tutti, eppure messaggiare e mandarci foto era molto più facile che scambiarci due parole. Internet fa sembrare tutto più astratto, ci sembrava di scrivere a persone che al di fuori di Whatsapp non avessero una vita vita e tutto finisse sullo schermo del cellulare o del computer; ci è venuto quindi spontaneo stare vicino ai nostri compagni di classe, scambiandoci da lontano timidi sorrisi con il nostro partner.
Nei primi giorni c'è stato un po' di imbarazzo e freddezza, insieme però a tanta curiosità; cercavamo sempre di uscire e stare in gruppo per evitare situazioni di disagio in casa, dove era d'obbligo stare insieme. Dopo poco tempo tutto è diventato più semplice, più naturale; si è presto creato un rapporto di complicità e amicizia sia con l'ospite sia con tutti gli altri ragazzi. Tutto è stato agevolato dalle continue uscite scolastiche e non; prima in città, poi al caseificio e alla Rocca di Fontanellato, poi ancora a Pisa e a Forte dei Marmi, dove gli irlandesi, sotto i nostri sguardi allibiti, hanno fatto un tuffo in mare. Abbiamo festeggiato St. Patrick, alcuni sono andati in discoteca, altri hanno fatto un giro in centro; insomma per una settimana gli irlandesi hanno vissuto come dei ragazzi italiani provando tutte le esperienze che per noi sono normale quotidianità.
Non è stato semplice nè troppo rilassante: avere sempre una persona al proprio fianco, preoccuparsi di quello che fa, decidere dove andare, non avere un attimo di pausa, sentirsi responsabile, parlare sempre inglese. Eppure l'ultimo giorno è stato davvero duro lasciarli andare: sapevamo infatti che il soggiorno non sarebbe durato a lungo, ma nessuno pensava di affezionarsi tanto in così poco tempo. Tra sorrisi e lacrime i nostri Irish sono saliti sul pullman con la promessa di rivederci in aprile ma stavolta nello loro case .
Irene Ferretti