Giuliano Tripodi

Da lui un continuo stimolo a conoscere e a vivere” così lo ricordano i suoi studenti o, come diceva lui con burbero affetto, le sue “truppe cammellate”. Davvero, ci sono insegnanti, in grado di cambiarti la vita in una sola ora di lezione

Massimo Recalcati

Giuliano Tripodi (Parma 15 ottobre 1943 – Parma 21 giugno 2021) , docente di Italiano e Latino, ha insegnato al Liceo Marconi nel biennio 1974/1975-1976/1977, e in seguito nel nostro liceo ha insegnato dal settembre 1976 fino alla pensione, nel 05/03/1999. Gli studenti, che lo chiamavano Trippo, ricordano di lui la capacità di stimolarli a conoscere e a vivere attraverso la letteratura italiana e latina, perché nelle sue lezioni sapeva indicare loro quelle traiettorie invisibili che collegano fatti e persone, passato e presente.

Il Trippo non ha mai nascosto le sue contraddizioni e ha insegnato ai suoi studenti a non essere semplici spettatori ma protagonisti della vita; nemico delle mode, li ha sempre incitati a non essere pigri, a sviluppare una loro personalità, ad essere originali e critici. 

Difficile confonderlo tra la folla: chi l’ha conosciuto lo ricorda come un professore   anticonformista, in jeans e maglietta e che percorreva i corridoi con la bici portata a mano, magari declamando qualche frase in parmigiano. Giuliano è stato capace di comunicare ai suoi studenti il suo innamoramento per la cultura e, condividendolo con loro, li ha spinti ad essere curiosi di capire il perché di quella passione con il risultato di farli innamorare a loro volta. Con il professore Tripodi, conoscere i grandi della storia e della letteratura equivaleva a venire introdotti nelle atmosfere di un film o di un romanzo avvincente che però, ogni volta, ti spingeva a una riflessione sulla vita, sulla capacità degli esseri umani di essere forti ed eroici ma anche fragili, capaci di essere tutto e il contrario di tutto.

Sono proprio i suoi ex studenti, uniti fra loro dal suo ricordo e al Trippo da una corrispondenza d’amorosi sensi”, che, dopo la sua scomparsa, hanno chiesto di ricordarlo attraverso una targa esposta nella scuola dove lo hanno conosciuto.

Questo scrive di lui uno di loro, Angelo Baiocchi: Dal professor Tripodi ho imparato che la cultura è passione, ironia, intensità, commozione, risata, innamoramento per la bellezza, utopica fascinazione erotica, amore per la libertà e goliardico istinto nel saper osservare i risvolti paradossali del mondo. Questo era il professor Tripodi: uomo di cultura sterminata, di impagabile, complessa umanità, e un instancabile indagatore delle contraddizioni dell’esistenza. E ricordare oggi di aver fatto parte delle sue truppe cammellate, come amava definire i suoi studenti, è insieme motivo di orgoglio e commozione. Uno di quei regali di valore che ogni tanto la vita fa, e per i quali anche la miglior parola di ringraziamento non riesce a rendere il senso della gratitudine provata”.